BelliMorbidi

La rivincita delle taglie morbide!

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La gente mangia troppo perchè….

So leggendo questo libro, e ho trovato alcune cose verissime, che vi trasmetterò. La prima è questa, che potrebbe far riflettere su qualcosa che chiarisce anche la mia posizione con”BelliMorbidi”, quando vi dico che amo i gaudenti, in tutti gli ambiti, ma non apprezzo chi si nasconde dietro una scusa di “orgoglio ciccio” .
Tratto da “Ci vogliono le palle per essere una donna” di Caitlin Moran:

La gente mangia troppo, esattamente per la stessa ragione per cui beve, fuma, scopa o si droga. Mi spiego meglio: qui non si tratta di gente che mangia tanto perché ha fame, quei personaggi alla Rabelais o alla Falstaff che considerano il mondo un suseguirsi di piaceri sensoriali e trovano piena soddisfazione nel vino, nel pane e nella carne. Quelli che si alzano da tavola sazi e pasciuti dicendo a gran voce: “ ERA TUTTO SPLENDIDO!” per poi sedersi di fronte al camino a farsi un bicchiere di porto e un cioccolatino. Queste persone non hanno alcun problema con il cibo, con cui conservano un rapporto di stima reciproca, e di solito a loro non frega nulla di una decina di chili in più. Queste persone indossano sontuosamente il proprio peso, come se fosse una pelliccia preziosa o una tiara di brillanti, e non cercano mai di nascondersi o scusarsi. Non sono “grasse”: sono solo… dei gaudenti. Non hanno un “problema alimentare”, a meno che non stia finendo l’olio tartufato o siano delusi da un piatto di cannolicchi che avevano tanto pregustato.
No, io sto parlando di quelli per cui l’idea del cibo nel suo insieme non genera piacere ma ossessione. Per queste persone il cibo e i suoi effetti collaterali sono lo sfondo fisso e terribile di ogni pensiero. Quelli che pensano al pranzo mentre stanno facendo colazione e al dolce quando stanno mangiando le patatine; chi entra in cucina nel panico e inizia a trangugiare biscotti, senza nemmeno assaporarli, senza nemmeno masticare, finché il panico è stato sedato da uno schema ripetitivo-meditativo che li fa ingoiare e deglutire, ingoiare e deglutire.
In questo caso di pseudotrance è possibile trovare un sollievo temporaneo per dieci o venti minuti, fino a quando un nuovo tipo di sensazioni (disagio fisico e immenso rammarico) vi fa smettere di botto, come succede con il whisky o la droga. Mangiare troppo, o mangiare per consolazione, è un’opzione economica e tranquilla per autosoddisfarsi e autoannullarsi. E’ possibile ottenere il medesimo sollievo temporaneo che viene dal bere, dallo scopare o dal prendere droghe, ma senza dover rinunciare (e penso che questa sia la parte importante) al rimanere responsabili e coerenti.
In breve, scegliendo il cibo come droga di riferimento (il picco di zuccheri o la profonda calma soporifera dei carboidrati, il Valium della classe operaia) siete perfettamente in grado di preparare da mangiare, portare i bambini a scuola, accudire il bebè, andare a trovare la mamma e poi rimanere sveglie tutta la notte con la bimba di cinque anni che sta male: tutte cose che non sarebbero possibili se vi faceste di droga dalla mattina alla sera o vi scolaste litri di alcol.
Gli eccessi alimentari sono la droga preferita dalle persone che devono assistere qualcuno, ed ecco il motivo per cui è considerata la meno affascinante di tutte le dipendenze. E’ un modo di avvelenarti pur rimanendo completamente efficiente perché sei costretto a farlo. La gente grassa non indulge nel “lusso” della propria dipendenza, perché ciò li renderebbe inutili, caotici o addirittura un peso per gli altri; preferisce autodistruggersi lentamente in un modo che non arreca fastidio a nessuno. Ed è questo il motivo per cui è la droga preferita dalle donne. Pensate a tutte quelle mamme che mangiano nel silenzio di casa, a tutti i cioccolatini che spuntano dai casseti degli uffici, a tutti quei momenti infelici, a notte tarda, illuminati dalla luce del frigo.
A volte credo che l’unico modo per cominciare a rimediare correttamente ai disturbi alimentari sia farli diventare “rock” come le altre dipendenze. Forse le donne dovrebbero smetterla di starsene zitte e mute, e iniziare a parlarne come tutti gli altri tossicodipendenti fanno dei propri vizi. Arrivare in ufficio con l’aria devastata, sospirando: “Ieri mi sono scofanata mezzo timballo di maccheroni. Alle dieci di sera ne avevo dappertutto, anche nelle sopracciglia! Ero in astinenza da ragù!”.
Quando andate a trovare un’amica, gettate la borsa sul tavolo esclamando: “Ho avuto una giornata di merda con i bimbi, ho bisogno di sei dosi di focaccia e formaggio ADESSO, SUBITO, altrimenti impazzisco”.
La gente inizierebbe a comprendere la vostra disfunzione come fa con le altre e potrebbe rispondere: “Ehi, cara, forse dovresti tagliare sui carboidrati ad alto indice glicemico, vedo che ti sei lasciata un po’ andare. Anche per me è la stessa cosa, ieri mi sono fatta una sessione di lasagne al microonde che è durata tre ore. Forse dovremmo andarcene in campagna a rilassarci e schiarirci un po’ le idee”.
Perché a oggi non posso fare a meno di notare che, in una società ossessionata dal grasso, così decisa nel definirlo e così risoluta nel condannarlo, le uniche persone che non ne parlano sono le sole che dovrebbero farlo.

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